Sommergibile " VELELLA (2°) "
Originariamente il VELELLA era uno dei due battelli progettati e avviati
a realizzazione dai Cantieri CRDA di Monfalcone per conto della Marina portoghese
(a quell’epoca, negli anni ‘20-’30, diverse marine straniere
ordinavano sommergibili ai cantieri italiani). I battelli erano già
in avanzato stato di costruzione quando, per sopraggiunte difficoltà
finanziarie, il Portogallo dovette rinunciare al loro acquisto.
Così, nel 1935, furono rilevati dalla Regia Marina, che ne completò
la costruzione apportando alcune modifiche rispetto al progetto originale.
I due battelli, denominati rispettivamente ARGO e VELELLA, andarono a costituire
la classe “ARGO” fra i sommergibili costieri. Si rivelarono un
buon acquisto, tant’è che il loro progetto, leggermente modificato,
verrà utilizzato per costruire, negli anni dal ’41 al ’43,
la numerosa classe “TRITONE”.
Il VELELLA, sebbene materialmente impostato sullo scalo fin dai primi anni
’30, si considera formalmente “impostato” nel settembre
del ’35, quando la Marina lo rilevò ufficialmente. Fu poi varato
il 18 dicembre del ’36 e consegnato alla Marina il 1° settembre
1937.
Le sue caratteristiche tecniche erano:
- carena: tipo CRDA a doppio scafo parziale
- profondità max.: 100 m con coefficiente di sicurezza
3
- dislocamento: 810 t (in superficie) – 1.019 t (in
immersione)
- dimensioni: 63,14 m (lungh.) – 6,90 m (largh.) –
4,46 m (pescaggio)
- potenza apparato motore: 1.500 HP (sup.) – 800 HP
(imm.)
- velocità max.: 14 nodi (sup.) - 8 nodi (imm.)
- autonomia: in superficie: 10.176 mg a 8,5 nd - 5.300 mg
a 14 nd; in immersione: 100 mg a 3 nd - 8 mg ad 8 nd
- armamento: 6 tubi lanciasiluri da 533 mm (4 a prora e 2
a poppa); 1 cannone da 100 mm / 47 calibri ; 4 mitragliere antiaeree da 13,2
mm
- equipaggio (tabella): 44 persone (di cui 4 ufficiali)
All’entrata in servizio il VELELLA, al comando del Ten. Vasc. Pasquale
TERRA, è inquadrato nella 42ª Squadriglia del 4° Gruppo Sommergibili
di base a Taranto. Nell’ottobre del ’38 viene inviato dapprima
a Lero (Egeo), poi a Tobruk (Libia) e, infine, a dicembre, a Massaua (Eritrea),
assegnato alla Flottiglia Sommergibili dell’A.O.I. (Africa Orientale
Italiana), dove rimane fino alla primavera del ’40, quando rientra in
patria ed è assegnato alla 14ª Squadriglia del 1° Gruppo Sommergibili
di La Spezia.
All’inizio delle ostilità (10 giugno del ’40), il VELELLA
è uno dei tanti battelli già predisposti in agguato un po’
per tutto il Mediterraneo. La sua zona di pattugliamento è il tratto
di mare fra l’isola di Rodi e la costa turca. Però, il giorno
19, per noie ai motori, deve interrompere la missione e portarsi prima a Lero
e poi a Taranto, dove rimane per circa due mesi in riparazione.
Prescelto per essere dislocato in Atlantico nonostante sia un battello “costiero”,
dopo un breve periodo di lavori di adattamento al nuovo ambiente operativo
il VELELLA lascia La Spezia il 25 novembre 1940, diretto a BETASOM, la nuova
base per i nostri sommergibili aperta a Bordeaux. Il 1° dicembre affronta
l’attraversamento dello Stretto di Gibilterra, sempre difficile sia
per la stretta sorveglianza degli inglesi sia per le forti correnti sottomarine.
E, infatti, dapprima il battello, costretto ad immergersi, finisce sotto le
bombe di due cacciatorpediniere inglesi, che gli procurano qualche danno;
poi, per le difficoltà della navigazione subacquea, sprofonda a 130
metri, ben oltre la sua quota massima (100 m); trascinato dalla corrente,
va anche ad urtare contro il fondo presso la costa africana. Nella notte prova
ad emergere per caricare le batterie, ma è subito ricacciato sotto
ancora da due cacciatorpediniere, che lo sottopongono a dura caccia. Poi,
come Dio vuole, rasentando le coste spagnole, riesce ad uscire in Atlantico.
Dal 4 al 20 dicembre resta in agguato al largo di Lisbona e, finalmente, il
giorno di Natale entra a Bordeaux.
In Atlantico il VELELLA effettuerà quattro missioni offensive. La più
importante sarà quella del giugno ’41, durante la quale, stando
in agguato a ponente di Gibilterra, silura una petroliera di circa 7.000 tonnellate
e un piroscafo di 3.200. Il VELELLA ritiene di averle affondate, ma di ciò
non si trova riscontro nella documentazione inglese.
Nell’agosto successivo il VELELLA fa parte del gruppo di battelli che
devono rientrare in Mediterraneo, dove la situazione richiede altri sommergibili.
Dopo qualche giorno di agguato a ponente di Gibilterra, nella notte fra il
24 e il 25 agosto il battello attraversa lo Stretto in superficie e il giorno
29 raggiunge Cagliari, dove sosta per un lungo turno di lavori.
Poi ricomincia anche per il VELELLA la logorante guerra in Mediterraneo. Passato
sotto il comando del Ten. Vasc. Giovanni FEBBRARO, dal 3 febbraio al 17 marzo
’42 è a Pola, per effettuare attività di addestramento
a favore della Scuola Sommergibili. Quindi svolge una serie di missioni di
agguato: a sud di Capo Palos, Spagna (aprile ’42), a sud delle Baleari
(giugno), lungo le coste tunisine (luglio), a levante dell’isola della
Galite (agosto).
Passato al comando del Ten. Vasc. Mario PATANE’, continua l’attività
di pattugliamento: a sud delle Baleari (settembre ’42), nel golfo di
Philippeville e nella rada di Bona, Algeria (novembre), a nord di Cap de Fer,
Algeria (aprile ’43).
Quando, il 10 luglio del ’43, inizia lo sbarco degli Alleati in Sicilia,
il VELELLA è uno dei sommergibili che, già pre-allertati, muovono
immediatamente per portarsi in acque sicule. Poco dopo la partenza dalla Maddalena,
il battello subisce l’attacco di un aereo che, tuttavia, viene respinto
(forse danneggiato) con le mitragliere di bordo. Giunto nelle acque della
Sicilia orientale, il VELELLA deve desistere dalla missione a causa di avarie
e il giorno 12 dirige per Taranto. Strada facendo, all’altezza di Capo
Colonne, recupera cinque naufraghi di un nostro aerosilurante abbattuto. Ma
il 23 luglio è di nuovo in agguato al largo di Siracusa e di Augusta.
Nel tentativo di opporsi allo sbarco degli Alleati, nel luglio ’43 si
perdono cinque sommergibili.
L’ultima, fatale missione del VELELLA comincia il 7 settembre, quando
insieme ad altri dieci battelli, si avvia a costituire uno sbarramento di
sommergibili nel Basso Tirreno, per contrastare l’imminente sbarco alleato
a Salerno. Ma dopo la partenza da Napoli non si hanno più sue notizie.
Dalla documentazione inglese, nel dopoguerra si è potuto stabilire
che il VELELLA è stato silurato dal sommergibile inglese SHAKESPEARE
verso le 20.00 dello stesso giorno 7, al largo di Punta Licosa, a sud di Salerno,
nel punto di latitudine 40°15’N e longitudine 14°30’E.
Nessun superstite.
E pensare che l’armistizio, proclamato il giorno successivo, era già
stato firmato fin dal giorno 3 settembre; ma all’insaputa della Marina!
Col Smg. VELELLA sono scomparsi:
- Ten. Vasc. Mario PATANE’, Comandante
- S.Ten. Vasc. Roberto VITTORI, Uff.le in 2ª
- Ten. GN Pietro SERRAT, Direttore di Macchina
- Guardiamarina Enzo BAZZANI
- S.Ten. GN Ildebrando BANDINI
- Asp. Guardiam. Raffaele NOVELLINI
- C°2^cl. Andrea SESSA
- C°3^cl. Giuseppe ALUNNI
- C°3^cl. Eudecchio FELEPPA
- 2°C° Giovanni CAMPITO
- 2°C° Vittorio CASTELLANO
- 2°C° Antonino GIACALONE
- 2°C° Luigi MENIN
- 2°C° Marino MEONI
- 2°C° Giorgio SORRENTINO
- Sgt. Giuseppe CARUSO
- Sgt. Giovanni CHIAVEGATO
- Sgt. Carmelo RENZONI
- Sgt. Aldo SPINA
- Sc. Loris CIONI
- Sc. Ermenegildo FACCHINETTI
- Sc. Saverio FESTA
- Sc. Carlo GUALCO
- Sc. Armando MAFFEI
- Sc. Orlando PIRODDI
- Sc. Pietro SCHIAVONE
- Sc. Angelo SEVERINI
- Sc. Giannino ZAMBRINI
- Com. Achille ANTONINI
- Com. Giuseppe BIONDINI
- Com. Carlo CAIELLI
- Com. Saverio CAZZORLA
- Com. Francesco CERETTO
- Com. Renzo CILIO
- Com. Giovanni D’ASTA
- Com. Aurelio FABRIS
- Com. Cristoforo FULMISI
- Com. Duilio FURLAN
- Com. Salvatore INGRASSIA
- Com. Smilace LEONCINI
- Com. Ugo PARDETTI
- Com. Pietro RIZZI
- Com. Antonio RIZZA
- Com. Giuseppe SESTO (*)
- Com. Eolo SIMONETTI
- Com. Giuseppe SIRUGO
- Com. Doroteo SPISANI
- Com. Salvatore TRAPANI
- Com. Luigi VENUTO
- Com. Aldo VESPUCCI
Onore a Loro!
(*) su vari testi è riportato come "SESTA" - correzione segnalata da parente in vita.