Sommergibile "MAREA"

 

Il Smg. MAREA apparteneva alla classe “TRITONE” (talvolta indicata col nome di “FLUTTO”, altro battello della classe), e precisamente alla prima delle tre serie inizialmente previste, per complessive 48 unità (12, 24 e ancora 12).

Il progetto di questa classe, concepito a guerra già avanzata, nasceva dall’esigenza di poter disporre di battelli di medio dislocamento e di costo contenuto, da poter riprodurre in grande serie, sui quali apportare l’esperienza tratta sul campo nel primo anno di guerra. Nelle intenzioni, questa classe doveva diventare il nerbo della nostra flotta subacquea. Il progetto prese le mosse da quello della classe “ARGO” che, fra i 113 sommergibili con i quali la Regia Marina era entrata nella 2ªGM, era quella che aveva dimostrato di poter meglio operare sia in Mediterraneo che in oceano.

 



Il progetto risultò ottimo e rispondente alle aspettative, riscuotendo anche l’apprezzamento dei tedeschi; ma, per il precipitare degli eventi bellici, dell’ambizioso programma di 48 battelli, soltanto di 8 si arrivò a completare la realizzazione e, di questi, soltanto 5 giunsero ad operare: TRITONE, GORGO, FLUTTO, MAREA e VORTICE.

Il MAREA (distintivo ottico dapprima “MR”; poi, durante la cobelligeranza, cambiato in “MA”) era stato realizzato presso i cantieri C.R.D.A. di Monfalcone (GO): impostato il 1° dicembre 1941, varato il 10 dicembre 1942 e consegnato alla Marina il 7 maggio 1943.

Le sue caratteristiche tecniche erano:

- carena: tipo a doppio scafo totale
- dislocamento: 866 t (in superficie) - 1.068 t (in immersione)
- profondità max. : 130 m - coefficiente di sicurezza: 3
- dimensioni: 63,15 m (lunghezza) - 6,98 m (larghezza) - 4,87 m (pescaggio)
- pot. app. mot: 2.400 HP (in superficie) - 800 HP (in immersione)
- velocità max.: 16 nd (in superficie) - 8 nd (in immersione)
- autonomia: superficie: 2.000 mg (a 16 nd) - 13.000 mg (a 8,5 nd) - immersione: 7 mg (a 8 nd) - 74,5 mg (a 4 nd)
- armamento: 6 tubi lanciasiluri da 533 mm (4 a prora e 2 a poppa) - 1 cannone da 100 mm/47 calibri - 2 mitragliere antiaeree binate da 13,2 mm
- equipaggio (tab.): 49 uomini, di cui 5 ufficiali

Ecco, in sintesi, la sua storia.

Entrato in servizio il 7 maggio 1943 al comando del S.Ten.Vasc. (poi Ten.Vasc.) Attilio Mario RUSSO, il MAREA, dopo il necessario addestramento dell’equipaggio nelle acque dell’Alto Adriatico, il successivo 1° agosto raggiunge Napoli.

Da qui, il 3 settembre salpa per la sua prima missione di guerra, per portarsi in agguato nel golfo di Policastro (Calabria). Scopo della missione è contrastare l’VIIIª Armata britannica, il cui sbarco nella zona di Reggio e Villa S. Giovanni è ritenuto imminente. Ma, non rilevando alcun avvistamento, viene fatto rientrare a Napoli.

Il 7 settembre è nuovamente in mare, nelle acque del golfo di Salerno, a far parte di uno schieramento di 10 sommergibili predisposto nel Tirreno meridionale (nell’àmbito di un più ampio “Piano Zeta”), per contrastare le prevedibili azioni anfibie Alleate contro il territorio italiano.

Ma, alle 18.30 dell’indomani, 8 settembre ‘43, radio Algeri annuncia al mondo l’avvenuto armistizio fra le forze armate italiane e quelle Alleate. E così, la sera stessa MARICOSOM (il Comando dei Sommergibili) ordina a tutti i battelli in mare di astenersi da qualunque azione ostile, di immergersi immediatamente a quota 80 metri e di emergere soltanto alle 8.00 del giorno 9, rimanendo in superficie con la bandiera nazionale a riva e un pennello nero sul periscopio prodiero.

L’indomani, ai sommergibili dello schieramento tirrenico, e fra questi il MAREA, viene ordinato di dirigersi su Bona (Algeria), dove giungono fra l’11 e il 13 settembre, per ingoiare l’amaro boccone di consegnarsi agli inglesi.

Qualche giorno dopo questi battelli vengono spostati a Malta. Da qui, il 6 ottobre, il MAREA viene fatto rientrare a Taranto e, quasi subito, è dislocato a Brindisi, in vista di operazioni di cobelligeranza con gli Alleati. Si tratta di “missioni speciali” che, per i sommergibili, prevedono lo sbarco e il recupero occulto di informatori sulle coste italiane al di là della linea del fronte.

Il MAREA ne effettuerà due, entrambe compiute con successo: una dal 3 al 9 novembre ’43, consistente nello sbarco di sei informatori sulla costa di Cortellazzo, alla foce del Piave; l’altra, analoga alla prima, dal 23 al 29 dicembre.

Della prima di tali missioni esiste un rapporto, compilato dal Cap. Corv. Raul GALLETTI, che vi partecipò in qualità di Capo del Servizio Informazioni a Brindisi; rapporto del quale piace riportare uno stralcio, ché suona a elogio del Com.te RUSSO e del suo equipaggio.

«… Il Smg. MAREA esce dal porto, avendo preventivamente imbarcato, oltre al sottoscritto, 6 informatori civili costituenti due cellule …

«Il 5 novembre, alle 23.35, si dirige verso la costa… Alle 23.45, essendo stato probabilmente avvertito da terra il rumore dei motori termici, si accende il faro del porto di Cortellazzo… Ci si avvicina alla costa fino a che l’unità non si arresta poggiando su un fondale di 6 metri, a 1,5 miglia per sudovest dal faro di Cortellazzo…

«A causa del mare forza 2 e del vento forza 4 da nordest… si decide di cercare fondali più alti… Alle 01.16 si invitano i civili ad eseguire prontamente l’imbarco sui battellini all’uopo approntati. I civili dichiarano di non volersi imbarcare date le condizioni del mare, ma soprattutto perché, non vedendo la pur vicinissima costa per la profonda oscurità dovuta al cielo profondamente coperto, hanno l’impressione di non poter raggiungere lo scopo… Propongo di ripetere il tentativo nei pressi di Chioggia; gli informatori però rifiutano categoricamente di essere ivi sbarcati, per cui l’unità raggiunge il previsto punto d’immersione in fondali di 50 metri…

«Il 6 novembre, all’emersione effettuata alle 18.30, un aereo sorvola il sommergibile alla quota di circa 200 metri. Si riprende l’immersione e alle 20.30 l’unità ritorna in affioramento.

«Anche questa seconda volta un aereo sorvola l’unità diretto a nord e alla quota di circa 150 metri.

«Le condizioni di visibilità sono relativamente buone; luna alta e mare quasi calmo.

«Al quasi certo avvistamento dell’unità a Porto Cortellazzo la sera precedente, ed al probabile conseguente allarme, si attribuisce la duplice constatata presenza dell’aereo per una ricerca sistematica del sommergibili.

«… si dirige per il nuovo punto di sbarco, stabilito nei pressi di Cattolica.

[sbarcati qui senza inconvenienti gli informatori, il sommergibile rientra alla base.]

«Segnalo lo spirito di abnegazione e di sacrificio dimostrato dall’equipaggio ponendo in particolare rilievo le avarie verificatesi (scandaglio ultrasonoro, manovra timoni orizzontali dovuta eseguire sempre a mano e, ben più grave, l’impossibilità del rifornimento d’aria a causa dell’inservibilità dei due compressori di bordo), le quali pur avendo reso precaria la possibilità di realizzazione della missione non hanno minimamente influito sul morale dell’equipaggio, ma ne hanno anzi stimolato la tenacia per la riuscita dell’impresa.»

A questo punto il MAREA lascia le missioni speciali in Adriatico – che saranno proseguite da altri sommergibili – e, dopo un breve periodo di lavori a Taranto, nel febbraio 1944, sempre al comando del Ten.Vasc. RUSSO, si trasferisce alle Bermuda per svolgere, assieme ad altri nostri battelli, attività di addestramento antisom a favore delle navi Alleate.

In Atlantico l’attività è intensa: fino al termine del conflitto in Europa (maggio ‘45), quando questa attività viene a cessare, il MAREA avrà compiuto ben 139 missioni addestrative, con una media mensile di 10 uscite, operando anche da basi diverse da Bermuda e lontane fra loro, come New London, Key West ed altre.

Quando, nell’ottobre successivo, il MAREA lascerà le acque americane per rientrare in Italia, sarà salutato dall’elogio riconoscente del Com.te in Capo della Flotta USA, Amm. Ernest J. KING.

Con il rientro a Taranto finisce, di fatto, la vita operativa del MAREA sotto bandiera italiana: rimarrà inattivo fino alla radiazione dal Naviglio Militare dello Stato, avvenuta il1° febbraio 1948.

Un anno dopo, condotto da un equipaggio civile e con bandiera della marina mercantile, il battello raggiunge il porto albanese di Valona dove, il 7 febbraio ’49, in ottemperanza alle clausole del Trattato di Pace, insieme al Smg. NICHELIO viene consegnato all’Unione Sovietica in conto riparazione danni di guerra.

Il MAREA viene ribattezzato dapprima “Z 13”, poi “I 41” (fino al 16 giugno ’49) e, infine, “S 42”. Verrà impiegato in attività addestrativa in Mar Nero fino al 17 febbraio 1956 e sarà definitivamente radiato il 27 dicembre dello stesso anno. Sarà demolito nei primissimi anni ’60.