Sommergibile "CAGNI"
Il Smg. CAGNI, come correntemente veniva nominato, apparteneva alla classe
“AMMIRAGLI”, che comprendeva quattro unità intitolate a
figure di spicco nella storia della Marina italiana: Saint Bon, Millo, Caracciolo
e, appunto, Cagni. Di essi, solo quest’ultimo sopravvivrà alla
2ª G.M.
Questi battelli, concepiti per la guerra di corsa anche in mari lontanissimi,
rispondevano a requisiti operativi tanto elevati – in termini di autonomia
(fino a sei mesi continuativi e quasi 20.000 miglia), di armamento e di affidabilità
– da risultare difficilmente conseguibili, in un sommergibile convenzionale,
anche ai giorni nostri. Furono, in assoluto, i migliori battelli italiani
fino ad allora realizzati.
Il CAGNI, costruito nei cantieri C.R.D.A. di Monfalcone (GO), era stato impostato
il 16 settembre 1939, varato il 20 luglio del ’40 e consegnato alla
Marina il 1° aprile del ’41, ossia a guerra da tempo iniziata.
Queste le sue caratteristiche tecniche:
- carena: tipo Bernardis a semplice scafo con controcarene
- profondità max: 100 m con coefficiente di sicurezza
3
- dislocamento: 1.703 t (in superficie) - 2.185 t (in immersione)
- dimensioni: 87,9 m (lungh.) - 7,97 m (largh.) - 5,86 m
(pescaggio)
- potenza app. mot.: 4.370 HP (superf.) - 1.280 HP (immers.)
- velocità max: 17 nd (in superficie) - 8,5 nd (in
immersione)
- autonomia: in superf. (con sovracc.): 19.500 mg a 7,5 nd
- 10.700 mg a 12 nd; in immersione: 107 mg a 3,5 nd - 10 mg a 8,5 nd
- armamento: 14 tubi lanciasiluri da 450 mm (8 a prora e
6 a poppa); 2 cannoni da 100 mm/47 cal.; 2 mitragliere binate da 13,2 mm;
38 siluri da 450 mm (22 a prora e 16 a poppa)
- equipaggio (tabella): 78 persone, di cui 7 ufficiali
Dall’entrata in servizio e fino al febbraio ’42 il CAGNI, al comando del Cap. Corv. Carlo LIANNAZZA, per la sua capacità viene impiegato soprattutto in missioni di trasporto verso l’Africa settentrionale, dove urgono rifornimenti di carburante e munizioni.
Poi si decide di sfruttarne a pieno l’eccezionale autonomia, inviandolo
ad operare in acque lontane. E così, dopo un periodo di lavori, a Taranto,
per adattarlo alla guerra in Atlantico, il 6 ottobre del ’42 il CAGNI
parte dalla Maddalena per portarsi lungo le coste sud-africane e, se possibile,
anche in Oceano Indiano, ad intercettare il traffico in transito fra i due
oceani.
Superato senza difficoltà lo Stretto di Gibilterra, il 3 novembre,
all’altezza di Freetown, affonda la motonave inglese DAGOMBA, di 3.845
tonn.. Qualche giorno dopo, il 29 novembre, al largo del Capo di Buona Speranza,
affonda il piroscafo greco ARGO, di 1.995 tonn.. Poi, non trovando altro traffico
perché diradato dall’avversario su rotte più distanti,
giunto al limite dell’autonomia per il rientro (nonostante un previsto
rifornimento da parte di un sommergibile tedesco), l’8 dicembre il CAGNI
deve lasciare la zona e dirigere per rientrare a BETASOM, la base atlantica
dei nostri sommergibili a Bordeaux.
Durante questa navigazione, il 15 febbraio ’43, nel Golfo di Biscaglia,
viene attaccato da un aereo “Sunderland”, dal quale si difende
efficacemente con le mitragliere. Riesce poi a disimpegnarsi, ma non prima
di aver subito la perdita del Serg. PM Michelangelo CANISTRARI.
Il 20 febbraio ’43 il CAGNI raggiunge Bordeaux, dopo 136 giorni di mare:
la più lunga missione continuativa svolta da unità italiane
nel corso della 2ª G.M.
In quella base il sommergibile viene sottoposto a lavori di trasformazione
per essere adibito, insieme ad altri battelli, al trasporto occulto di materiali
pregiati con il Giappone.
Quindi, passato al comando del Cap. Corv. Giuseppe ROSELLI LORENZINI, il 29
giugno del ’43 il CAGNI parte da Le Verdon per la sua seconda missione,
con destinazione Singapore, da dove poi dovrebbe tornare con un carico di
gomma e stagno.
Nel corso di questa missione, la notte del 25 luglio, al largo di Freetown,
attacca e danneggia l’incrociatore ausiliario inglese ASTURIAS (22.048
t), che riesce a non affondare ma resterà fuori combattimento per il
resto della guerra.
Alla data dell’armistizio, l’8 settembre ’43, il CAGNI è
in pieno Oceano Indiano. Fra gli ordini contrastanti provenienti da BETASOM
(raggiungere Singapore al più presto) e da SUPERMARINA (portarsi nel
porto sud-africano di Durban), il Comandante ROSELLI LORENZINI decide di attuare
i secondi, in obbedienza alla volontà del Re.
Così, il 20 settembre ’43, dopo 85 giorni di navigazione il CAGNI
entra a Durban, con la bandiera italiana a riva e l’equipaggio schierato
in coperta, mentre l’avversario presenta l’onore delle armi.
Rientrato a Taranto il 2 gennaio ’44, il battello viene poi dislocato
a Palermo per svolgere attività addestrativa a favore degli Alleati.
Sarà radiato il 1° febbraio del ’48 e demolito poco più
tardi, in ottemperanza alle imposizioni del Trattato di Pace. Ma la sua torretta
verrà risparmiata per diventare monumento, a memoria perenne degli
oltre 3000 sommergibilisti italiani caduti nell’adempimento del dovere
fra il ’40 e il ’45, a bordo di 87 battelli perduti in combattimento.