Sommergibile "BRAGADIN"

 

 

Il Smg. BRAGADIN (dapprima denominato MARCANTONIO BRAGADINO), come correntemente veniva chiamato, era il battello eponimo della classe omonima, costituita da due sole unità (l’altra era il Smg. FILIPPO CORRIDONI). La classe avrebbe dovuto essere più numerosa, ma la mediocre riuscita dei primi due battelli dissuase dal proseguire oltre.

Nel periodo fra le due guerre mondiali, quando ebbe corso lo sviluppo dell’arma subacquea italiana, la Regia Marina decise di dotarsi anche di sommergibili posamine con prestazioni superiori a quelle dei già esistenti tre battelli della classe “X”. Più precisamente, l’intento era quello di realizzare dei mezzi di medio dislocamento, adatti anche ad operazioni extra-mediterranee, che unissero buone capacità di silurante e di posamine.

 



Dell’impresa fu incaricato il Gen. (GN) Curio BERNARDIS, valente progettista che firmerà i piani di diverse ottime classi di sommergibili; lo stesso che, anni prima, aveva disegnato i battelli posamine X2 e X3 della succitata classe prendendo a modello di massima l’X1, il nostro primo posamine, ricostruito sul relitto dell’austriaco U24 (già UC 12 tedesco), affondato da una delle mine che stava posando davanti a Taranto il 16 marzo 1916 e da noi recuperato pochi giorni dopo.
Il Bernardis, questa volta, derivò il suo nuovo progetto da quello – sempre suo e di poco precedente – della cl. “PISANI”, rispetto alla quale doveva risultare migliorato e innovativo per l’aggiunta della funzione posamine.

I battelli della cl. “BRAGADIN” vennero impostati sullo scalo prima che quelli della cl. “PISANI” fossero stati sottoposti alle prove di collaudo in mare; prove che, poi, evidenzieranno alcuni inconvenienti, primo fra tutti una certa carenza di stabilità trasversale in superficie. Cosicché, anche i battelli “BRAGADIN” presentarono gli stessi difetti, con, in più, la tendenza ad “infilarsi” di prora nel beccheggio con mare agitato.

Alla precaria stabilità fu posto rimedio, in entrambe le classi, con l’applicazione di controcarene (i cosiddetti bottazzi) all’altezza del galleggiamento. L’altro difetto dei “BRAGADIN”, la propensione a mettere la prora “sotto”, fu risolto aumentando in altezza il volume della struttura leggera all’estrema prora, creando così un punto di spinta positiva che, nel beccheggio, si opponeva all’appruamento. Tale modifica alterò notevolmente il profilo della prora, così da farle meritare l’appellativo di nasone. Più tardi, nel ’43, la prora verrà riportata al disegno originale.

Entrambi i rimedi (bottazzi e nasone) comportarono, però, una sensibile diminuzione della velocità massima in superficie; caratteristica essenziale, questa, per la condotta di guerra dei sommergibili in quell’epoca.

 



Ma i problemi più seri i “BRAGADIN” li ebbero proprio in ciò che, in gran misura, costituiva la ragion d’essere di quei battelli: l’impianto di traffico e lancio delle mine, il quale, nonostante i numerosi interventi correttivi, non divenne mai pienamente soddisfacente. Tant’è che risulta essere stato effettivamente utilizzato una sola volta, proprio dal BRAGADIN.

Il Smg. MARCANTONIO BRAGADIN (dapprima denominato MARCANTONIO BRAGADINO) era stato costruito presso i Cantieri TOSI di Taranto: impostato il 3 febbraio 1927, varato il21 luglio 1929 e consegnato alla Marina il 16 novembre 1931.

Le sue caratteristiche tecniche erano:


carena: tipo Bernardis a semplice scafo, con controcarene
dislocamento: 981,36 t (in superficie) - 1.167, 25 t (in immersione)
profondità max.: 100 m con coefficiente di sicurezza 3
dimensioni: 68 m (lungh.) – 7,20 m (largh.) - 4,32 m (pescaggio)
potenza apparato motore: 1.500 HP (sup.) - 832 HP (imm.)
velocità max.: 11,5 nodi (sup.) - 7 nodi (imm.)
autonomia: in sup.: 2.290 mg (a 11,5 nd) - 4.180 mg (a 6,5 nd)
autonomia in imm.: 86 mg (a 2,2 nd) - 10 mg (a 7 nd)
armamento: 4 tubi lanciasiluri da 533 mm a prora
tubi lanciamine da 1.000 mm a poppa
1 cannone da 102 mm / 35 calibri
2 mitragliere antiaeree singole da 13,2 mm
8 siluri da 533 mm a prora (4 nei tubi e 4 in stiva)
24 torpedini a poppa (8 nei tubi e 16 stivati)
equipaggio (tabella): 55 uomini, di cui 5 ufficiali

 

Nonostante le limitazioni di cui si è detto, nella sua lunga vita operativa il Smg. BRAGADIN ha comunque svolto un’intensa attività, soprattutto nel periodo bellico, in missioni di trasporto con l’Africa settentrionale.

All’entrata in servizio, il BRAGADIN è assegnato alla 2ª Squadriglia, di base alla Spezia. Poi, nel ’34, viene dislocato a Taranto dove, l’anno successivo, è protagonista di un incidente, fortunatamente senza gravi conseguenze: la collisione col Smg. TITO SPERI.

 


Nel ’39 opera per alcuni mesi con la Scuola Comando. L’inizio delle ostilità (10.6.1940) trova il BRAGADIN inquadrato nella 37ª Squadriglia, di base a Messina.

La sua prima missione di guerra, al comando del C.C. Bandino BANDINI, inizia il 24 giugno 1940 e consiste nel trasporto da Napoli a Tobruk di 27 t di materiale per l’Aeronautica. Durante la navigazione di rientro a Taranto subisce un paio di cacce da parte di unità antisom e tre attacchi aerei, nel corso dei quali perdono la vita quattro membri dell’equipaggio.

Dopo un periodo di lavori in Arsenale, l’attività riprende nell’ottobre ’40 con il nuovo comandante, il C.C. Mario VANNUTELLI.
Il 30 ottobre posa 24 mine davanti a Navarino, unica sua azione di questo genere.

Dal 9 dicembre ’40 al 1° ottobre ’41 è assegnato alla Scuola Sommergibili di Pola, dove effettua ben 65 uscite per addestramento degli allievi e 3 per pattugliamento nell’Alto Adriatico. Poi rientra dapprima a Messina e successivamente a Taranto.

Da qui, ora al comando del T.V. Luigi ANDREOTTI, riparte il 17 dicembre ’41 con una cinquantina di tonnellate di materiale vario, diretto a Bendasi ma poi dirottato su Tripoli, e su quest’ultima rotta, all’altezza di Punta Tagiura, va ad incagliarsi su un basso fondale, dal quale si libera con l’aiuto del Rim. CICLOPE.
Tornato a Taranto ai primi di gennaio ’42, dopo la riparazione dei danni prodottisi nell’incaglio, riprende senza sosta l’attività di trasporto, praticamente fino all’armistizio.

Il 22 maggio ’43, mentre rientra a Taranto dopo aver rifornito Lampedusa, subisce l’attacco con 4 siluri, fortunatamente evitati, da parte di un sommergibile immerso.

L’armistizio (8.9.43) coglie il BRAGADIN in mare nel Golfo di Taranto. In ossequio agli ordini del Re, il battello si porta ad Augusta, dove si consegna agli inglesi, e poi raggiunge Malta. Da qui, nell’ottobre ’43, viene inviato ad Haifa, assegnato al GRUPSOM LEVANTE con altri sei battelli italiani. La loro cobelligeranza con gli Alleati consiste in attività addestrativa a favore di unità antisom inglesi. Dopo qualche tempo, a causa di un’avaria non riparabile in quella sede, viene rimorchiato a Taranto.

 



Sarà radiato il 1° febbraio 1948 e successivamente, in ottemperanza alle clausole del Trattato di Pace, verrà demolito.

I Caduti durante gli attacchi aerei subiti ai primi di luglio ’40 sono:

– C° 3^cl. Giovanni CONDEMI
– 2°C° Pietro SPADA
– Com. Rosino BARBIERI
– Com. Francesco ESPOSITO

 

Onore a Loro!